Seguo centinaia di studenti all’anno.
Uno ad uno.
So le storie di tutti loro, i loro caratteri, le loro personalità, di alcuni conosco anche le lacrime, sia quelle dovute allo stress da preparazione sia quelle derivanti dal loro successo al test.
Ma conosco una cosa molto importante che può aiutarti se farai il test di ammissione:
so quali sono i fattori che permettono ad alcuni di passare il test e ad altri no.
Un fattore comune che vedo ripetersi spesso è il seguente:
studiare tantissimo, quindi puntare ad una preparazione molto molto densa, ma casuale, per poi non passare il test e non sapere il perché del fallimento.
Questa frase che hai appena letto è praticamente la porta di un circolo vizioso in cui alcuni studenti stanno per 4/5 anni e non riescono comunque a superare il test.
Perché?
Lascia che te lo spieghi con un esempio…
Immagina Rebecca che deve prepararsi per il test del 2021 per la prima volta.
Rebecca acquista i libri X, Y e Z, e inizia a prepararsi e lo fa:
senza una pianificazione, senza un metodo, senza sapere come usare il materiale, ecc…
E in più d’estate fa anche corsi di qua e corsi di là perché tutti lo fanno.
Ecco, nel 2021 Rebecca non passa il test.
Eppure altri studenti che aveva conosciuto ai corsi per il test o che partivano da zero passano il test.
Ma Rebecca no!
Si sente delusa e passa il mese di Settembre, Ottobre e Novembre in questa sorta di nuvola di indecisioni, rabbia e frustrazione.
E spiegare alla famiglia il fallimento?
Vuoi mettere?
Ora, prende coraggio e sostituisce i libri X, Y e Z con altri libri M, N e O.
L’estate successiva farà un corso che è stato spammato come il migliore, diverso dai corsi precedenti.
Perché in questo mondo funziona così:
le faccio vedere 10 persone che seguono il mio corso e che dicono di aver passato il test grazie a questo corso e Rebecca ci crederà e si iscriverà.
Arriva il test 2022: non passa di nuovo, MA!
Sì, c’è un ma!
Fa un punteggio un po’ più alto di prima.
Intanto è iscritta al secondo anno di biotecnologie, farmacia, ctf, chimica o qualsiasi altro parcheggio per chi vuole superare il test.
E si dice:
ma Rebecca, hai fatto un punteggio più alto di prima, non c’è 2 senza 3, e poi vuoi mettere che avendo dato esami di anatomia, biochimica e dando anche quelli di fisiologia, genetica, ecc… l’anno prossimo lo passi?
Sicuro.
Se nel 2021 farà un punteggio di 22, nel 2021 ha fa un punteggio di 34, nel 2022 il punteggio sarà di 25.
E siamo nel 2023.
Rebecca si crede stupida, incapace e tutto diventa un complotto.
Ecco, ogni anno il 30% delle consulenze sono di persone come Rebecca.
Scoprono poi che il materiale utile era solo X, Y e Z del 2021 e ciò che ha spinto il punteggio verso il basso sono proprio corsi fatti a caso e tempo sprecato a dare esami che ti illudono di avere conoscenze per il test.
Se non passi il test una volta, sappi che è automatico non passarlo la volta successiva, se non correggi gli errori di pianificazione/metodo e se non individui e elimini i fattori che inquinano la tua preparazione.
Le storie come quelle di Rebecca ci sono già sul Blog, leggile e individua i pattern di studenti che passano il test con una preparazione pianificata e quali sono stati gli errori che hanno mandato a quel paese tutto il loro impegno.
In questa storia invece di Rebecca abbiamo Chiara, che si è salvata da questo brutto circolo vizioso in cui molti studenti entrano.
Come ha fatto?
- Non incolpando altri o il mondo in generale.
Una bella % di studenti lo fanno dopo il fallimento perché è l’unico modo che hanno per sentirsi meglio. - Riconoscendo i propri errori.
Una misera % di studenti ci riescono. Ecco perché ai miei studenti insegno sempre quando un errore è sano e quando non lo è. - Mantenendo il materiale e strumenti giusti che aveva già.
Ci riescono solo studenti che ascoltano se stessi e si preparano seguendo solo consigli razionali.
E’ raro trovare studenti come Chiara che ha seguito questi 3 punti.
Ci vuole molto coraggio, disciplina e determinazione nel gestire le emozioni e tutte le stronzate che ci raccontiamo dopo un fallimento.
Lascio la parola a Chiara che ti racconterà tutto ciò che ha fatto per diventare una studentessa di Medicina.
Buona lettura!
Ciao!
Il mio nome è Chiara, ho 20 anni e sono ufficialmente una studentessa di medicina.
Mi sono diplomata un anno fa e ho frequentato un istituto tecnico commerciale, in pratica ho studiato per 5 anni economia, diritto e informatica.
Ero lontana mille miglia dal sapere anche solo cosa fosse un lisosoma o un ribosoma, no?
In realtà qualcosa l’avevo studiata i primi due anni, ma al quinto anno avevo dimenticato praticamente tutto.
Presa dalla Costituzione e i suoi articoli, stati patrimoniali e conti economici, numeri e siti web, non sapevo bene cosa avrei fatto in futuro.
Ero certa solo di una cosa: non volevo continuare quella strada. Ricordo ancora adesso la me di 10 anni, quanto era affascinata dal corpo umano che stava appena conoscendo seppur si trattava di pochi e semplici concetti.
Anche anni fa non ero sicura di me, sapevo che c’erano compagni di classe molto più bravi.
Nonostante ciò, il giorno dell’interrogazione “spaccai”, fui anche abbastanza presuntuosa e puntigliosa nei confronti della prof.ssa, non potevo lasciare nulla inespresso, per me ogni cosa che avevo assimilato era importante e poi ci avevo messo tutto il mio impegno come mai prima d’ora.
Alla consegna della pagella di fine anno ricordo ancora le parole dell’insegnante “da grande farà il medico”.
Non voglio tirare fuori il concetto di vocazione, soprattutto perchè man mano che gli anni passavano ho iniziato a guardare altre strade opposte a quella della medicina, per non parlare del fatto che alle medie ho odiato studiare la cellula e alle superiori l’ho amata, però non posso negare di aver sempre provato una certa curiosità.
Nel periodo di orientamento universitario cercavo di avvicinarmi a corsi di laurea che comprendevano la biologia e la chimica guardando allo stesso tempo alla medicina come un sogno troppo grande e che non potevo raggiungere.
Ero lì che pensavo e ripensavo quasi fino a convincermi che dovevo fare qualcosa di più “semplice”, ma fino alla fine c’è stato qualcos’altro che mi ha spinto a non mollare.
In tutta quella confusione, destino ha voluto che a novembre 2018 nascesse mia nipote.
Girare tra i corridoi della maternità e vedere le ostetriche prendersi cura dei pazienti mi metteva addosso una sensazione strana, di euforia forse.
Riuscivo solo a pensare: voglio fare quel lavoro.
Curiosando sul web tra le esperienze di persone già dentro il mondo della medicina, cambiai la mia mente e quello che dicevo a me stessa, cioè che potevo farcela anch’io e che non era una strada sbarrata.
Il 2 dicembre 2018 (divertente e assurdo come ricordi alla perfezione anche il giorno), dopo aver girato varie librerie in cerca di manuali per la preparazione al test, scoprii per caso la Grande Guida di Sher su internet: mi si aprì un mondo e senza rendermene conto ero già dentro.
A gennaio del 2019 ho iniziato la mia preparazione per il test di medicina.
Mi sentivo fiduciosa e capace di raggiungerlo, avevo sempre studiato e ottenuto buoni risultati a scuola.
Cosa poteva andare storto?
Comprai l’Artquiz e vari libri di teoria tra cui anche Wikibio.
Avevo tutti gli strumenti.
Ma mancavo io.
Lo studio per la maturità mi toglieva tanto tempo e, seppur il mio prof mi diceva “non preoccuparti, concentrati per il test”, io ero troppo testarda e volevo dare il massimo anche lì, finire le superiori con un risultato tale che dimostrava quanto impegno ci avevo messo in aula e a casa.
Ecco, doveva succedere:
ad aprile ero già in crisi, la data del test era stata definita e io non sapevo a che punto ero con la mia preparazione.
Non ero sicura di star facendo abbastanza ed è stato lì che chiesi aiuto a Sher, mi preparò un programma di studio tale da permettermi di concentrarmi su entrambi i miei obiettivi rispettando i miei impegni.
Leggevo la teoria anche durante i cambi d’ora a scuola, facevo quiz nelle ore vuote pur di recuperare il tempo perso, ma sbagliai alla grande quando a giugno non segnai nemmeno una crocetta.
Solo a luglio mi resi conto di aver sottovalutato la mole di studio per il test e ovviamente era troppo tardi.
Non mi sentivo pronta.
Però quell’anno affrontai il test con l’unica consapevolezza che qualche punto lo avrei accumulato per entrare almeno in graduatoria.
Settembre 2019, non sono passata.
Mi resi conto per la prima volta che non avevo mai fronteggiato un fallimento così grande durante la mia vita scolastica.
Avevo maturato quella convinzione che potevo riuscire in tutto, magari anche con un po’ di presunzione e fortuna, perché alla fine per andare avanti alle superiori non serve chissà quale pianificazione.
Riuscivo solo a vedere quanto ero andata male, quanto per un anno (o forse di più) era lontano quello che percepivo essere il mio posto.
Io meritavo il percorso che mi avrebbe portato a quello che avrei fatto per tutta la vita.
Mi sentivo privata del mio sogno, avrei dato qualunque cosa per entrarci, avevo tantissime energie da impiegare.
Quello che ricordo mise sotto i piedi il mio umore ulteriormente fu il partecipare a chat dove i messaggi quotidiani erano riferiti a punteggi minimi, scorrimenti e ricorsi.
Fidatevi, quando finite il test, seguite solo chi vi dà informazioni utili e razionali senza troppi allarmismi.
Chi in parte mi calmò fu Sher, con disponibilità e pochi messaggi mi fece capire cosa era andato storto nella preparazione e gli sbagli che avevo commesso inconsapevolmente.
Abbiamo elaborato un piano di studio annuale a cui potevo dedicarmi 100% e senza altre distrazioni come la maturità.
Serve del tempo per elaborare una delusione ed eliminare quelle nuvole che oscurano la parte ottimista e volenterosa di noi.
Nella mia testa sentivo di avere tanta confusione, un campo di battaglia devastato, ma se volevo costruire qualcosa di nuovo come primo passo dovevo mettere ogni cosa in ordine.
Così feci materialmente con gli strumenti per lo studio mentre dal punto di vista mentale il tutto venne da sè perchè fu come chiudere un brutto capitolo. Il giorno dopo la graduatoria anonima mi misi nuovamente sui libri, promisi a me stessa che non avrei più sprecato tempo.
Ottobre 2019, ripensando a quel mese mi rendo conto che lì iniziò un percorso di crescita soltanto facendo un piccolo primo passo apparentemente innocuo.
Iniziate, anche se a volte vi sembrerà di vedere un’enorme montagna davanti, camminate.
Cadrete, certo, ma rialzatevi aggrappandovi alle cose che possono motivarvi a non mollare.
Io, ad esempio, creai la mia “vision board”, cioè una composizione di immagini (stetoscopio, corpo umano, riferimenti a serie tv mediche, disegni simpatici) e frasi motivazionali come “il successo è il risultato della preparazione, duro lavoro e imparare dai fallimenti” oppure “so che posso farcela”.
A metà tra lo sconforto e la determinazione, l’ho appeso davanti al mio letto e l’ho guardato attentamente quando ero vicina al mollare tutto.
Avrete bisogno di tanta motivazione costante per andare avanti ogni volta che avrete dei momenti NO.
Tornando allo studio per il test, come prima cosa presi un’agenda che è diventata la mia migliore amica inseparabile fino ad agosto dell’anno dopo.
Ci scrivevo tutti i quiz che facevo giorno per giorno divisi per materia e argomento, le risposte e le correzioni, in questo modo sarebbe stato facile fare la ripetizione parziale e totale della settimana come da piano di studio dopo la consulenza.
Infatti, utilizzavo la penna per il numero del quiz e la matita per le risposte che poi potevo cancellare facilmente.
Ogni giorno leggevo la teoria seguendo l’indice di Artquiz e facevo i relativi quiz.
Per chimica, matematica e fisica scrivevo dei piccoli riassunti sul quaderno che mi hanno aiutato a verificare se avevo compreso bene le nozioni.
Al contrario, non ne avevo bisogno per biologia in quanto Wikibio era già ottimizzato per il test, al massimo trascrivevo delle parole e il relativo significato così da avere un mini vocabolario personale da riguardare ogni tanto.
Quando il libro vi sembra incomprensibile, cercate insistentemente su internet o su youtube, abbiamo un’enorme dispensa a disposizione e possiamo avere le informazioni necessarie solo chiedendo.
Per la parte di chimica della nomenclatura inorganica ho usato Wikimica, mentre per quella organica Codice Carbonio. Non so come avrei imparato il programma per quest’ultima parte senza l’aiuto del corso, enorme ma essenziale anche per l’università.
Nomenclatura Organica: o la sai tutta bene o non la sai bene.
E’ difficile credere a Sher quando consiglia di fare simulazioni solo nelle ultime due settimane di agosto quando tutti gli altri dicono il contrario.
Ho provato a farle all’inizio della preparazione e posso dire che sono una perdita di tempo se molte cose del programma ministeriale non si sanno, sappiamo entrambi quanto il tempo a nostra disposizione sia fondamentale.
Preferireste spendere 100 minuti su una materia come chimica per capire la molarità e il pH (alla base di quiz frequenti nel test) o lasciare spazio ad una simulazione che magari ti va anche male e ti butti giù perchè non hai saputo rispondere lì dove servivano delle formule fondamentali?
Fare una simulazione non vuol dire controllare il proprio livello di preparazione, significa solo gestire quelle crocette e sviluppare una propria strategia. Si può controllare il proprio sapere soltanto durante i mesi precedenti.
Come?
Studiando fino a quando quell’argomento ci dà la nausea.
Ho studiato per circa 6 ore al giorno e ammetto che, se non avessi avuto un piano di studio organizzato da Sher, non sarei arrivata con quella preparazione che mi ha permesso di affrontare il test con più serenità.
Dedicare un anno intero è stata la decisione migliore che potessi prendere, tuttavia bisogna partire con il presupposto che mantenere la concentrazione per 365 giorni circa è davvero difficile, ecco che la forza di volontà deve essere più grande di ogni piccola sconfitta ed è necessario non dimenticare il proprio benessere fisico e mentale.
Durante questo periodo il mio corpo mi ha segnalato in maniera più o meno forte che stavo premendo troppo l’acceleratore e ho dovuto rallentare per non vedere il mio motore abbandonarmi.
Non dimenticate di prendervi delle pause quindi, dopo aver terminato lo studio del giorno/settimana concedetevi un’uscita o un’ora di palestra o il vostro hobby. Staccate la spina senza aver paura che magari quei secondi potrebbero essere essenziali per superare il test.
Il cervello è un organo fantastico, ma per funzionare a dovere deve rilassarsi e ricaricare le batterie altrimenti ne risente tutto l’organismo. Credo che ogni cosa si sia amplificata anche a causa dell’emergenza covid-19 perchè tutto lo stress accumulato inconsapevolmente da febbraio ha dato i suoi effetti.
Siamo stati costretti a rinchiuderci in casa e ad ascoltare i bollettini della protezione civile puntuali alle 18:15 della sera, a vedere i veicoli dei militari trasportare migliaia di morti, a sentire la frase “andrà tutto bene” accompagnata dalla musica dei balconi, ad ammirare in video la nostra Italia deserta, ad emozionarci da lontano perché non era possibile abbracciarci, a fare la fila al supermercato o davanti la farmacia, a rispondere alle videochiamate e chiedere “come stai?” che ormai non era più una domanda d’abitudine, ad indossare la mascherina e imparare a respirarci dentro così come convivere con il virus fino ad oggi.
Mi sono ammalata proprio a inizio lockdown e in pessime condizioni ricordo che ascoltai il presidente del consiglio annunciare la chiusura dell’intero paese.
Non è stato un periodo facile, per nessuno.
Sono andata avanti ad inerzia: mi alzavo, facevo colazione, mi lavavo e sotto con lo studio/quiz, pranzavo, ancora studio, cena, letto e 2 volte a settimana un po’ di sport rigorosamente in casa.
Se posso darvi un consiglio, iscrivetevi ai gruppi facebook creati sempre da Sher.
Per tutto il tempo ne sono stata una grande sostenitrice, sono grata ad ogni singola persona che ha messo una piccola goccia della sua conoscenza a servizio degli altri, sono fiera di aver aiutato, di essermi messa alla prova e sono sicura che anche a voi farà lo stesso effetto.
Non sappiamo come andrà, però sentirsi parte di una community aiuta a comprendere che non si è soli seppur a distanza, aiuta ad avere la consapevolezza che ci sono tante altre persone che vogliono diventare medici, proprio quelli che con tutto l’amore per il loro lavoro hanno donato la loro disponibilità e sacrificio nei reparti di terapia intensiva.
Dentro di me avevo rinunciato all’estate e alla possibilità di una “nuova libertà” visto tutto quello che era successo.
A maggio però si tornò un po’ alla normalità e il countdown al test di medicina segnava sempre meno giorni.
Mi sembrava assurdo come il tempo passava in fretta.
Il peso di un anno si faceva sentire, avevo studiato così tanto in quantità da avere il timore di non ricordarmi neanche le cose più basilari.
Fondamentale è stata la ripetizione inserita ad hoc nel piano di studio. Per me è stata noiosissima, ma si è rivelata davvero importante.
Infatti la ripetizione è stata la cosa del piano di studio di Sher che ho faticato tantissimo nel farla, però non mi pento di tutte le volte in cui mi sono costretta nonostante ciò significava fronteggiarsi con gli stessi identici errori e sentirsi frustrati con l’illusione di non star progredendo.
Le piccole gioie si fecero aspettare molto, però notai poco a poco dei miglioramenti e che “niente è facile… richiede molta pratica”: questa frase era sempre sulla home del mio telefono perchè era semplice dimenticarlo (visto che ripetere serve?).
Ero ormai alla fine del mio percorso quando ad agosto rividi TESTKO, il corso sulla strategia sempre di Sher.
Beh, non mi mancava che applicare quello che avevo compreso alle simulazioni.
Svolsi le 5 comprese nel corso e feci il paragone con il punteggio ottenuto l’anno prima: un successo, avevo accumulato almeno il doppio dei punti.
Purtroppo non fu rosa e fiori l’ultimo periodo, infatti i risultati non erano sempre ottimi da farmi stare tranquilla.
Credevo di non avere una strategia e la paura di fare la fine del test 2019 mi riempiva i pensieri, così però stavo perdendo la lucidità.
Due erano le strade:
continuare a stare male pensando al passato o andare avanti mettendoci comunque tutto l’impegno per non buttare all’aria la dedizione di un anno.
Ammetto che non è stato facile scegliere la seconda opzione.
Non lo è stato nemmeno iniziare a mettersi nell’ottica che quel test lo avrei fatto con la mascherina, aspetto apparentemente di poca importanza fino a quando non me lo fece notare Sher nel corso TESTKO.
Completai in tutto 23 simulazioni circa, ognuna di loro la mattina rigorosamente a mezzogiorno (ora di inizio della prova ufficiale), con orologio al polso e mascherina come da TESTKO.
Capii che se capitavano momenti in cui mi mancava il respiro era soltanto perchè stavo entrando nel panico ed era il momento di calmarsi per non perdere la concentrazione. Il pomeriggio mi dedicavo alla correzione e al ripasso.
Tutto questo fino al primo settembre.
Il due mattina dedicai un paio d’ore ad alcuni concetti e poi relax totale.
3 settembre 2020, fu davanti al luogo in cui si sarebbe tenuto il test che iniziai a sentirmi una ragazza diversa, cresciuta.
Se immaginavo la me ad ottobre ero in università a seguire lezioni perchè ormai ero pronta, non avrei potuto fare di più di quello che avevo fatto durante l’anno. Le basi ce le avevo, volevo andare avanti e più a fondo.
Avevo visto così tanti quiz impostati come un test che quello ufficiale sarebbe stato soltanto un altro dei tanti (certo, sotto sotto sapevo che questo era quello importante).
Nelle tre ore seduta in sala ad aspettare l’inizio, provai a me stessa che l’ansia non mi avrebbe controllato.
State tranquilli, se avete studiato efficacemente, quando siete su quella sedia, svuotate la mente, permettetele di riposarsi prima del grande ultimo sforzo, anche se ad un certo punto ho esagerato visto che sono arrivata a sbadigliare.
L’anno precedente ho vissuto paura e agitazione, non sapevo bene quello che avrebbe fatto la commissione come dare le istruzioni per la compilazione del foglio risposte, la penna, l’apertura delle scatole contenente i plichi e la consegna degli stessi.
Informatevi bene e tanto su quello che succederà il fatidico giorno e, se potete, iscrivetevi ad un test precedente a quello per cui puntate così sarete più rilassati e consapevoli.
E’ super importante restare lucidi fino alla consegna, quando finisce il tempo non state ad ascoltare chi dice di aver risposto a 40 domande, chi 50, chi 20.
Aprite le orecchie verso la commissione che spiegherà come bisogna restituire tutto, non potete permettervi di aver completato un test da 90 punti e poi mettere il foglio anagrafica nella scatola del foglio risposte.
Il giorno del test di medicina è successo di tutto, addirittura un ragazzo ha dimenticato di trascrivere le risposte sul foglio giusto.
Quando uscii fuori, mia madre mi chiese come fosse andata.
Questa è un domanda che a cui non è facile rispondere se non si è lucidi nella preparazione e al test.
La mia risposta era ovvia: ero super soddisfatta di aver rispettato ogni procedura, di aver dato il massimo anche quel giorno e di essere soddisfatta di me stessa.
Successivamente provai il test per professioni sanitarie, puntai a dietistica come piano B.
Come ho passato i giorni successivi?
Innanzitutto il giorno stesso calcolai il punteggio di medicina con la mia amica, fu lei a spingermi perchè io non ne avevo il coraggio.
Fino a quando lei mi disse che probabilmente avevo fatto 49 punti.
Le dissi che era impossibile,
Non potevo fare tanto, e poi il test 2020 non è stato uno dei più semplici.
Quindi, lo ricalcolai a casa con tutte le possibilità di aver sbagliato in alcune parti. Volevo e dovevo restare razionale seppur questo richiedeva essere anche un po’ negativa.
17 settembre, graduatoria anonima, ultime cifre del codice etichetta segnate, apro il file su universitaly dell’università di Foggia.
50,2 punti.
Non ci potevo credere, mi sembrava un sogno, era molto di più di quello che mi aspettavo.
La graduatoria nominale confermò il tutto, ero entrata nella mia prima scelta e mi sembrava di essere al settimo cielo.
Poi è arrivata un’altra notizia:
ero arrivata prima in dietistica.
Ora si che ero al settimo cielo.
Riporto il testo della canzone di Matteo Faustini, Nel bene e nel male:
“perchè le montagne eran barriere e adesso sono un bel paesaggio”.
Ancora una volta, non abbiate paura di scalare quelle montagne.
Non arrendetevi perché diventeranno i vostri trofei, i vostri successi e le vostre soddisfazioni.
Non arrendetevi perché rischiereste di farlo un secondo prima del miracolo.
Quando vi guarderete indietro sarete grati a voi stessi per non aver abbandonato quel briciolo di determinazione che probabilmente era rimasto nel momento più buio.
Fidatevi di voi stessi anche quando sembra difficile o impossibile perchè il paesaggio è proprio dietro l’angolo.
Potrebbero esserci dei fallimenti necessari per crescere nel migliore dei modi, per forgiare la nostra personalità e diventare quei medici, ostetriche, infermieri, ecc.. che immaginiamo.
Vi saluto e vi aspetto dall’altra parte.
Chiara
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